San Quinto il Taumaturgo è il primo nome della lista che il martirologio oggi ci propone come commemorazione dei santi.
Nome assai diffuso nei Romani, stava ad indicare il quintus, ovvero il quinto figlio. Nativo della Frigia da un famiglia cristiana, si spostò in Eolide e qui si dedicò all'assistenza dei poveri.
Il governatore Rufo, al tempo dell’imperatore Aureliano (270-275), cercò di costringere Quinto a sacrificare agli idoli secondo i decreti imperiali, ma poi lo lasciò libero perché era stato liberato dall'ossessione demoniaca in merito alle preghiere dello stesso Quinto.
I sinassari greci raccontano che questo avvenne nella città di Cime, dove un terremoto abbatté le statue e il tempio degli idoli, mettendo in fuga quanti erano lì presenti. Quaranta giorni dopo il suo rilascio, Quinto fu di nuovo arrestato dal magistrato Clearco, più intransigente di Rufo e sottoposto a torture, ma Dio lo guarì immediatamente dalle ferite: visto ciò, fu di nuovo rilasciato e non ci si occupò più di lui.
Poté continuare così il suo ministero risanando i malati e venendo in aiuto dei poveri per altri dieci anni. Morì nel 280-85 circa.
Oltre a San Quinto, oggi ricordiamo Sant'Agnese di Boemia, San Ceadda (o Chad) di Lichfield, San Lorgio e San Troade.